Incolumità a scuola. Ovvero: cosa potrebbe succedere in 20s in una platea di 27 bambini.

Ultima modifica 17 Giugno 2023

Maé ma che è incolumità?

Tesoro, che ti devo rimandare a casa esattamente come sei entrato…
Già basterebbe dirlo così, non trovate?

Ma voglio esagerare, per quantificarvi le strizzate alle coronarie che sopportiamo.

Livello 1: Cade il quaderno, lo raccoglie, le misure non le prende, il banco sulla nuca sì.
Livello 2: Il guardacomedondolo sulla sedia che può finire con una slittatina, una sederata, la nuca contro il termosifone (Livello 2 B); nuca contro termosifone e dita sotto la sedia (Livello 2 A)
Livello 3: Entra ed esce correndo guardando all’indietro… cade (Livello 3 B) – e becca un compagno che entra ed esce correndo (Livello 3 A).

incolumita a scuola

Diciamo pure che se si telefonassero e coordinassero gli orologi, non riuscirebbero a beccarsi così bene.
Sempre. Tra l’altro “Non si correeeee” è la frase più gettonata dopo “Passami il sale”.

Ci scherzo perché esorcizzare è l’unico motivo di salvezza.

Se pensassi seriamente a tutto quello che potrebbe succedere nell’arco di 20 secondi in una platea di 27 bambini, dovrei tenere una bottiglia di vodka sulla cattedra.

Incolumità, per il mondo esterno, fa rima con norma (ma sentite che non suona…no?!): in genere se tutto è a norma, allora un insegnante non ha niente da temere.

Ma, in realtà, cosa è a norma in una scuola, se un bambino sale in piedi sul water?

Oppure cosa può esserlo se un bambino vomita nel corridoio, mentre un altro esce dalla classe e camminando scivola sul vomitino prima che la collaboratrice possa dire A (di attento)?
Volete che continui o può bastare l’immagine aulica appena evocata?
Bene.
Ora un pensiero per chi insegna motoria (alias educazione fisica).

Una sentenza del tribunale di Ancona intima al Ministero di risarcire con 11 mila euro un bambino che si era ferito in palestra, durante l’ora di educazione fisica, portandosi poi una lieve invalidità permanente.

Il Ministero potrebbe poi rifarsi sul docente, se questo non riuscisse a dimostrare di aver adottato tutte le regole della prudenza. Ok.

La prima regola della vigilanza è stata contravvenuta: si dice che il docente si sia assentato, lasciando la classe sola a fare l’esercizio, e questo, purtroppo, non agevola la sua condizione di fronte alla legge.
La presenza, si sa, è conditio sine qua non per non incappare in denunce serie: la vigilanza prima di tutto.

Per tutto il resto, invece, le regole della prudenza quali sono?

Ma poi, legalmente, leregoledellaprudenza è un’espressione linguistica possibile o fruibile?
Se a qualcuno viene in mente una lista.
Posso immaginare un “Teneteli seduti!!”. Vedi Livello 2 A e 2 B.
Direte “In bagno uno alla volta”!!
6 classi su un piano che equivalgono a 150 bambini.

Due ordini di problemi: 6 insegnanti non possono mettersi sulla porta a controllare se l’altra abbia o meno mandato qualcuno; a ricreazione mandarne uno alla volta significherebbe (vogliamo dare 2 minuti a bambino più 30 secondi per tornare in classe?) 300 minuti…vogliamo dividere per 60? 5 ore e spicci per andare in bagno… Facciamoli i conti ogni tanto.
Direte voi ” A motoria fate giochi senza scontro…” ecco.
Non commento, dal momento che riescono a farsi male pure capriolando a 10 metri l’uno dall’altro, sul cuscino a norma.

Per tutto ciò, chiedo proposte efficaci, astenersi perditempo, per evitare craniate.

Rido (è un ridere da nervi, tranquilli) quando vedo bambini stolzare all’urlo della mia collega che vede un bambino inciampare.
E’ un’esperienza da provare.
Io non urlo, semplicemente perché in quel momento mi si bloccano anche le corde vocali. Già.
Noi lavoriamo ormai in compagnia di questa grande e perseverante paura che i nostri bambini possano farsi male e non possiamo, per evidenti questioni professionali, vederla come un genitore che può decidere liberamente di far provare al suo bambino l’esperienza: “Così impara”.
Questo non è contemplato.

incolumita a scuola

Il “Così impara“, in tema di incolumità,  è l’unica forma di educazione (quella al rischio sulla propria pelle) che la scuola non può fornire.

Per concludere, un bravissimo neurologo ci ha spiegato che fino a 25 anni, non essendo ancora formata la parte frontale del cervello, che racchiude le nostre decisioni più sagge e ponderate solo quando è matura, i bambini e i ragazzi non sanno valutare correttamente i rischi.
Quindi, detto ciò, noi continuiamo a passare ogni giorno tra i banchi, raddrizzando fisicamente e con dolcezza i “guardacomedondolo” e a metterci sulla porta (senza caffè…eh eh mica siamo rimbambite) per dirigere gli atleti del salto in bagno etc…etc…

Prevenire è meglio che curare.
Per i miracoli, comunque, siate fiduciosi, ci stiamo attrezzando.

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