Ultima modifica 20 Aprile 2015

 

Con un calcolo (?) che definire arzigogolato è riduttivo, il PG della Corte di Cassazione ha chiesto che si ponga fine al processo mediante l’ANNULLAMENTO della sentenza di condanna perché il reato è caduto in prescrizione!

eternit

Quale reato? Quale la condanna?

Tutti, penso, conoscono le vicende che hanno portato, alla fine di un lunghissimo percorso giudiziario, ad una condanna di soli, lasciatemelo dire, 18 anni per il gran capo del’ Eternit, lui solo era stato condannato, lui solo ritenuto responsabile, era stato accertato (!) che lui solo era a conoscenza, già fin dagli anni ’70, della mortale pericolosità dell’amianto, e gli altri?

Almeno c’era stata una condanna, una sorta di giustizia, anche se parziale, per i molti, troppi morti, per i molti, troppi ammalati, ma le persone che vivono ancora a Casale Monferrato non sono in salvo, ancor oggi molti si ammalano, ancor oggi molti muoiono, al ritmo di 55 – 60 decessi all’anno, in quella terra disastrata per colpa di uomini.

Ma la condanna stabilita dalla Corte di Appello è stata annullata dalla Corte di Cassazione, non è stata nemmeno presa in considerazione perché il reato è stato considerato prescritto.

Cancellata la pena detentiva, cancellato il risarcimento alle vittime, chiaramente non cancellato il reato, che c’è stato, ma che rimarrà impunito.

Nessuna giustizia per i malati, per i morti, per coloro che si ammaleranno e moriranno in futuro, per i figli, le mogli e i genitori che hanno condiviso e condivideranno con loro dolori e vicissitudini, fino all’ estremo.

Hanno avuto le loro vite stravolte, rese difficili, hanno perso molto, a volte tutto, hanno visto bambini anche piccolissimi morire tra spasmi atroci, ed è stata negata loro anche la giustizia, li hanno uccisi per l’ennesima volta.

Resta solo la rabbia impotente di chi è stato, per l’ennesima volta, non considerato, rimane la rabbia delle vittime che vedono i loro diritti soccombere, che vedono i loro carnefici trionfare.

Ho già detto che il pensiero del PG, forse avvallato da calcoli minuziosi, ma decisamente arzigogolati non mi convince ne punto, ne poco.

Secondo lo stesso Procuratore il processo non avrebbe dovuto nemmeno aver inizio o al massimo finire con la prima sentenza perché già prescritto!

Secondo lui il disastro è cessato con la chiusura dello stabilimento avvenuta nel 1986!

Cioè, sempre secondo lui, la responsabilità dell’ azienda si è conclusa alla chiusura della fabbrica, come se i danni procurati all’ambiente fossero spariti contestualmente, così semplicemente, come con un tocco di una bacchetta magica.

Magari fosse vero!

Purtroppo non è così: i danni provocati da anni di lavorazione dell’amianto continuano ad espandersi ed aggravarsi.

La polvere d’amianto che si è posata ed ha impregnato, oltre che i polmoni di chi la ha respirata, anche la terra e si è posata ovunque, oltre a penetrare nel terreno è scivolata via con la pioggia ritrasformandosi in polvere sotto i raggi del sole, polvere che sarà nuovamente respirata da esseri umani.

Gli ermellini (così sono chiamati) hanno accettato, condiviso quel pensiero e, conseguentemente annullato la sentenza.

Dicono che le sentenze devono essere rispettate e non commentate, ma si può rispettare una sentenza così?

Una sentenza che da retta a cavilli, anche legali forse, ma che non hanno riscontro nel diritto vero, quello con la D maiuscola, quello che rende giustizia, quello che fa giustizia.

Ora i politicanti blaterano, si indignano e cercano, malamente, di correre ai ripari, procrastinando i termini di prescrizione, se la legge verrà presentata e discussa dalle Camere, e dico se………, la magistratura, tutta, tace.

Nel frattempo la città di Casale Monferrato, la città che ha già sepolto più di 2000 dei suoi cittadini e che si appressa a seppellire quelli che ancora morranno, la città che ha subito un enorme disastro ambientale, che non avrà, poiché la giustizia glielo ha negato, il risarcimento necessario per risanare il suo territorio, ha proclamato il lutto cittadino, per i suoi morti e per la giustizia che è morta anch’essa.

Nonna Lì

Sono una giovane ragazza dai capelli bianchi, un vulcano di curiosità con una voglia irrefrenabile di sorseggiare la vita, una fantasiosa e interessante signora piena di voglia di fare, dire, raccontare, condividere.

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