Primo ottobre ad Hong Kong

Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Il primo di ottobre è un giorno di festa particolarmente importante per la Cina: si festeggia l’anniversario della fondazione della PRC e i cinesi si concedono uno dei pochi periodi di vacanza dell’anno, la cosiddetta “Golden week”, sette giorni di ferie, uffici chiusi, alcuni negozi anche, tanta gente in giro.

Quest’anno anche noi abbiamo deciso di muoverci ed abbiamo programmato, già due mesi fa, un viaggio di qualche giorno ad Hong Kong. Viste le notizie degli ultimi giorni, direi che non abbiamo scelto proprio il periodo migliore per avventurarci in quelle zone con la famiglia! In ogni caso l’atmosfera era piuttosto tranquilla e non abbiamo avuto problemi, i manifestanti in questi giorni erano pacifici e non ci sono state reazioni da parte delle autorità.

Hong Kong è una città affascinante: sette milioni di abitanti, grattacieli altissimi che si specchiano sul mare si alternano a colline ricoperte di foreste, l’ex colonia britannica ha un’atmosfera del tutto particolare. È Cina, ma non è Cina: Hong Kong è un posto a sé stante: ha il suo governo, la sua moneta (gli hong kong dollars) e, se arrivi dalla Cina, devi perfino fare le pratiche di immigrazione all’aeroporto. Ad Hong Kong l’eredità britannica si fa sentire: tutti parlano inglese, dai negozianti ai tassisti, dai vecchietti per strada ai giovani. Anche le indicazioni sono tutte in inglese. La seconda lingua più diffusa non è il mandarino, ma il cantonese: dal suono più dolce, è del tutto incomprensibile per chi, come me, ha studiato solo il putonghua (altro modo per definire la lingua cinese ufficiale).

Si guida a sinistra e vige un’ordine che nella Cina continentale è miraggio, basti dire che nei corridoi della metropolitana ci sono due corsie, una per chi entra e una per chi esce, sulla scala mobile tutti si mettono sulla destra (la sinistra è riservata a chi ha fretta e corre), nessuno spintona e, quando si aprono le porte del treno, prima di entrare tutti attendono che i passeggeri escano (sembra una banalità, ma nell’affollatissima metro di Shanghai vige la regola del più forte: chi spintona di più entra ed ha il posto migliore, anche a discapito del poveretto che magari doveva scendere ma è rimasto incastrato nella folla).

Ad Hong Kong sanno veramente cosa significa “family friendly”: nell’aeroporto ci sono i gabinetti “familiari”, grandi, puliti e con un wc per la mamma ed uno piccolino per i bambini. Nel ristorante dove ci siamo fermati a mangiare una fetta di pizza avevano anche una piccola zona bimbi con la TV che proiettava cartoni. E poi ci sono i parchi: grandi, verdissimi, curati, con tantissimi giochi tenuti in modo impeccabile. Anche qui, gabinetti puliti e fontanelle per bere.
Hong Kong è anche mistica, permeata di una spiritualità popolare che a Suzhou non ho mai notato: all’angolo di molti negozi ho notato un piccolo tempietto dove il proprietario brucia incensi e mi è capitato, sbirciando nelle finestre di una casa, di vedere un altarino familiare che mi ha colpita molto.

Hong Kong è palazzi modernissimi, templi della finanza, e infimi vicoli della zona “cinese”,  carichi di fascino: ti aspetteresti da un momento all’altro di veder uscire Bruce Lee mentre fa qualche mossa di kung fu!

Inutile dire che sono rimasta affascinata, anche perché, a differenza di Suzhou e Shanghai, sull’isola c’è tanta natura incontaminata: dai parchi dei Nuovi Territori alle spiaggie di Lantau, raggiungere facilmente (i trasporti funzionano benissimo) un’oasi di pace è cosa accessibile a tutti.
Quasi quasi da venire a viverci… peccato che il costo della vita sia piuttosto alto, soprattutto per quanto riguarda le abitazioni: in un territorio ad altissima densità abitativa, un appartamento di cinquanta metri quadri può benissimo costare tremila euro al mese di affitto!

Per ora ci “accontentiamo” di Suzhou, la terra del riso e del pesce, che sarà anche squisitamente e (passatemi il termine) cinesissimamente caotica, ma che ormai è diventata la nostra seconda casa dove è piacevole ritornare dopo un viaggio.

Antonella Moretti

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