Ultima modifica 17 Giugno 2023

Gli insegnanti hanno una proverbiale pazienza che in realtà è la capacità di distaccare dal personale qualsiasi “Maééééé” e qualsiasi “la vogliono al telefono” (ed è la Cooperativa di turno che chiama alle 9.40 per proporre l’uscita didattica più stupendissima del mondo… non c’è da commentare vero?)

Leggere non sulla scuola, ma di chi pretende di poter parlare di scuola, da una decina d’anni è diventata il terzo esame per esercitare in modo magistrale la nostra professionale pazienza.

Se poi pensiamo che ogni testata giornalistica o superblog media usa a suo tornaconto parole e mezze frasi, allora la nostra tolleranza acquista un valore non monetizzabile.

Ultimamente il leader della Lega, signor Matteo Salvini, ha espresso le sue idee sul nostro futuro: mio, dei colleghi e dei nostri figli.

Lo sanno tutti molto bene che quando parlano di scuola, hanno una magica risonanza, eco, rimbombo (frastuono per me… )

La scuola secondo Salvini.

La scuola secondo Salvini.

Ciò che viene fatto alla scuola, però, resta a rimbalzare dentro, come divertentissime palline matte in una cristalleria, che rompono per mesi.
Si, perché noi insegnanti abbiamo da fare e non abbiamo il tempo di raccontare i danni che fanno.

Non abbiamo tempo di spiegare quanto tempo ci fanno perdere i loro geniali rinnovamenti, forse perché siamo concentrati sui nostri veri datori di lavoro: gli studenti.

Anche Salvini ha letto (come qualunque cittadino “scolastico o meno”) gli errori della Buona Scuola, alias legge 107, con un occhio realista e diplomatico non indifferente… ma poi un dejà vu.

Quindi vedo dietro l’angolo, un nuovo putiferio da gestire.

La scuola secondo Salvini: adeguarla quella europea

La sua idea, appunto, è quella di adeguare la scuola italiana a quella europea.

Unire scuola primaria e secondaria e/o forse tagliarla tutta di un anno.
Non bisogna leggere nella scuola europea solo l’aspetto della durata degli studi (in effetti uno o due anni in meno ci sono), ma anche quello della maggiore consapevolezza.
In Germania, ad esempio, per puntare ad un percorso culturale più teorico e articolato è necessario studiare più  lungo.
Ecco, in Italia, invece di fare una seria riflessione sul valore della cultura (fate ciao con la manina) stiamo sperimentando il liceo in 4 anni, che ne contiene 5.

A  mio parere è proprio l’opposto, perché si mira a dare lo stesso monte ore sfiancando i ragazzi con lo studio e un tempo scuola quotidiano maggiore.

Il rapporto qualità prezzo, da insegnante, mi sembra tutt’altro che ottimo.

Si giudica a posteriori. Io le sperimentazioni le vedo in chiave di completamento, vedo l’aggiungere, il modulare le discipline, più che il togliere. Ma aspettiamo.

La scuola secondo Salvini.

Il modello dell’Istituto comprensivo primaria-secondaria di primo grado, che abbiamo e nel quale lavoriamo da anni, già prevede una continuità sostanziale che sottende un grande impegno di progettazione per garantire continuità e conoscenza profonda del bambino nel suo divenire ragazzo, in linea con le Indicazioni Nazionali.

La persona al centro… ha presente il Signor Salvini?

Il motivo per cui lavoriamo da anni, nonostante il modello Gelmini.
Ogni giorno… ha presente?

Ci sono curricoli in verticale stilati con tantissima difficoltà.
Ore di lavoro a scuola e a casa, perché ogni grado di scuola ha le sue peculiarità e i suoi perfetti annosi difetti: creda, Signor Salvini, qualsiasi cosa buona accade nella scuola, non viene mai da un nome modificato a Montecitorio, ma da insegnanti e dirigenti che da ogni legge balorda o meno provano a tirare fuori il meglio.

E creda anche che, essendo la scuola “Cosa pubblica”, se fanno qualcosa di buono lo fanno senza mire economiche (anche perché….ci siamo capiti no?), ma esclusivamente in nome di cultura e buona cittadinanza.
Cosa, del resto, che dà grande soddisfazione.

Un obiettivo raggiunto senza la carota del soldo, ma solo per volontà di migliorarsi è un obiettivo che, per capirne la ricchezza, bisogna solo  starci. A raccontarlo non rende.

Il professore o maestro (professore o maestro?) unico di riferimento.

Lui dovrà tenere le discipline “principali” come Italiano, storia, geografia, scienze. Dovrà essere “affiancato” da chi insegna inglese, matematica, motoria, arte.

Nooo, mica ha detto che inglese, matematica arte e motoria sono secondarie…no, no.
Ha solo detto che italiano, storia, geografia e scienze sono principali.

Non posso commentare perché insegno matematica e scienze: sono un po’ principale e un po’ no. Sono super partes. Fate di me ciò che volete.
Insomma, il “principale” dovrà essere chiaramente identificabile: la carta d’identità appesa al collo.
Gli altri si chiamano “Oh, senti” oppure “Oh, scusa”, ma non dovrebbe essere necessario contattarli.

Scusate l’ironia, ma sono alla terza prova della pazienza… abbiate pazienza.

Un saluto affettuoso alla prossima riforma e nel frattempo preghiamo, come dice un’ironica collega, affinché il prossimo ministro abbia fatto almeno una supplenza breve.

Volevo fare l’archeologa… invece sono moglie, mamma, sorella e maestra e per me è più che sufficiente, anzi, ottimo. Sono una donna “orgogliosamente media”, ma decisamente realizzata, che non si annoia neanche un po’…

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here