Siamo in guerra?

Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Il mondo non è mai stato veramente in pace, forse eravamo solo noi a crederlo, noi che vivevamo in un mondo apparentemente tranquillo, che potevamo occuparci del nostro piccolo io, ignorando o fingendo di ignorare che in molte parti del nostro globo prosperavano conflitti, guerre locali, che odi si aggiungevano a odi, che tragedie venivano consumate quotidianamente, che erano in molti a soffrire, a morire, vecchi e giovani, innocenti o colpevoli, adulti che sparavano e insegnavano a sparare anche ai bambini.

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Non si poteva ignorare che molti fomentavano l’odio, onubilavano le coscienze, predicavano la supremazia delle loro idee.

Non era cosa nuova, altri lo avevano fatto prima di loro, altri avevano iniziato guerre, anche l’ultima che aveva coinvolto molti popoli, seminato stragi, in nome di una supremazia di razza, ristretta ad un solo popolo, che si diceva il migliore, che vantava diritti, che voleva distruggere altri.

Come sempre, la storia ci parla, ci insegna, ma noi non ascoltiamo, sottovalutiamo le avvisaglie e ci facciamo trovare impreparati, come bimbi smarriti, ciechi e sordi ai rumori più spaventosi, eppure avremmo dovuto capire… invece.

Sapete io non ho condiviso tutto il rumore, tutte le parole spese per l’attentato a Charlie Hebdo, non perché quegli uomini meritassero di essere assassinati, non perché riconosca a qualcuno il diritto di vendicarsi per le offese subite, ma perché riconoscevo che le offese c’erano state, spaventose, cattive, mascherate sotto il velo pesante della satira, che satira, per me, non era, era solo malignità, razzismo duro e sprezzante di anime senza Dio.

Però dietro quei ‘ io sono charlie’ non c’era niente di più che parole, la marcia dei grandi (?) della terra che hanno sfilato per le strade di Parigi, non erano altro che apparenza.

Quale l’unione d’intenti?

Ognuno è andavo avanti (?) per conto proprio, chi asserendo che eravamo in guerra, chi blaterando sulle metodologie, sui provvedimenti da intraprendere, ma nulla di nulla è stato concordato.

E sono avvenuti gli attentati di Parigi con i loro morti, migliaia e migliaia di profughi hanno continuato ad arrivare sulle coste europee, migliaia di loro sono morti in mare, altrettanti, se non di più, sopravvivono in condizioni disumane dentro quei lagher che sono gli accampamenti in Libano e in Turchia.

E noi della finta grande e libera Europa che cosa abbiamo fatto?

Chi si è barricato dentro le proprie frontiere, chi lascia che personaggi di nessuna etica facciano affari e guadagnino su quella che da anni continuiamo a chiamare emergenza profughi, chi, con azioni incoscienti, manda i propri aerei a bombardare popoli, indifferenti al fatto che le loro bombe colpiscano i terroristi o le popolazioni inermi, in quest’ultimo, troppo frequente caso, li chiamano incidenti collaterali.

Ma fanno, pensano, concordano qualcosa di costruttivo per combattere veramente il terrore?

Purtroppo la risposta è no!

Procedono, o meglio, tentennano in ordine sparso, attenti più a negare assensi alle proposte altrui che ha promuovere le proprie, non cercando convergenze, piuttosto soffermandosi sulle diversità, accusando gli altri senza mai guardarsi dentro.

E sono arrivati gli attentati di Bruxselles, cuore di quell’Europa che non c’è e che non c’è mai stata, sono tanti i morti, tantissimi i feriti, altrettanta la paura.

Ci stanno ripetendo che siamo in guerra, contro chi?
Contro dei fantasmi? Contro un ipotetico stato?
Contro chi dobbiamo combattere? Da chi dobbiamo difenderci?
Abbiamo una strategia?

No!

Ci dicono che non dobbiamo cambiare la nostra vita, le nostre abitudini, che non dobbiamo abbandonare i nostri diritti, la libertà che abbiamo conquistata, perché è questo che loro vogliono, perché altrimenti vincerebbero loro.

Ma loro hanno già vinto, hanno ottenuto le nostre divisioni, hanno accentuato la nostra debolezza, la nostra stupida fragilità, la nostra mancanza di ideali, il nostro adagiarsi sul benessere conquistato e sulla povertà avanzante,

Hanno già vinto, perché non siamo più abituati a lottare per la legalità, per i diritti, quelli veri, ma e soprattutto per i nostri doveri.

Nonna Lì

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