Ultima modifica 17 Ottobre 2020

Con una mossa rapida e perfettamente consona al suo stile, alle 7 di sera il presidente della Campania De Luca dispone la chiusura delle scuole in Campania. In un clima già incandescente dovuto all’aumento esponenziale dei contagi questa notizia manda in subbuglio le famiglie.

La chiusura delle scuole in Campania, rabbia dei genitori, degli autotrasportatori e persino del Ministro.

chiusura delle scuole in Campania

Dopo la notizia della chiusura delle scuole in Campania si è susseguito un tam tam di messaggi.
Io vivo qui e immediatamente dopo il tg delle 20 le varie chat sono diventate incandescenti. De Luca chiude le scuole. Tutte. Lascia in aula solo le matricole universitarie.

Oltre alle scuole chiude ristoranti e bar dopo le 24 (senza servizio al tavolo saranno le 21).

Vieta feste e cerimonie con più di 30 persone.

Dispone il rinvio di ogni possibile visita medica differibile non urgente.

Un mini lockdown in pratica.

E spiega le sue scelte. Il giorno più buio della Campania da inizio emergenza è stato il 13 ottobre, quando i contagi hanno sfiorato le 1000 unità. Lo aveva anticipato De Luca. A mille chiudiamo, aveva detto.

E così indice una task force.

“Abbiamo fatto in dettaglio tutte le valutazioni possibili e immaginabili, col massimo di senso di responsabilità possibile. Quando prendiamo una decisione la prendiamo dopo aver riflettuto, parlato, confrontato le diverse ipotesi con tutte le persone responsabili. È nostro dovere farlo oggi, non tra 20 giorni”, riporta Il Fatto Quotidiano.

De Luca conclude che le mezze misure non portano a niente, e che prendere decisioni gravi in emergenza sarebbe una scelta peggiore di questa ordinanza.

Da qui la decisione della chiusura delle scuole in Campania.

Che come abbiamo scritto ha creato panico.
E infatti immediatamente dopo si è cominciato a pensare alla rivoluzione. Masaniello docet.
E già all’indomani della chiusura delle scuole in Campania ecco la mobilitazione delle mamme, che in una notte hanno organizzato una manifestazione e si sono date appuntamento (quando dici la mancanza di organizzazione a Sud, sic!) davanti al palazzo della regione a Napoli.

chiusura delle scuole in Campania

Bambini al seguito, ovviamente, non essendoci scuola. E in compagnia anche dei tanti autotrasportatori privati.

“Avevamo proposto una collaborazione con la regione per allentare la morsa dei trasporti pubblici”. Ma la regione non ha voluto (o potuto?) ascoltarli.

E a niente serve anche l’appello della Ministra Azzolina, che ha reputato l’ordinanza una azione gravissima. La scuola è il luogo più sicuro. Lo dice lei e lo diciamo tante mamme. I controlli sono rigorosi, le distanze rispettate, i ragazzi recepiscono molto di più di altri adulti, che invece affollano bar e locali senza alcun dispositivo di protezione.

chiusura delle scuole in Campania

Però le scuole calcio e le palestre sono aperte.

Si, okay, la partita amatoriale è stata vietata, ma chi mi spiega perché una scuola calcio resta aperta, coi bambini che si abbracciano, si azzuffano, sudano e si toccano per ore e in una classe nei banchi non si può andare?
Io, personalmente, questa cosa dell’economia non me la bevo.
Si, è vero, non si può richiudere. Si, è vero, non si può portare alla fame un intero paese.

Ma chiudere le scuole è la manovra più facile.

chiusura delle scuole in Campania

Più facile che incrementare i trasporti. Più facile che dire che la sanità locale non regge e non si sa come fare.
Persino più facile che ammettere che se i contagi salgono non ci sono posti in terapia intensiva, e che altro che Bergamo.
Peccato che stiamo affondando il diritto all’istruzione. Stiamo facendo pagare il prezzo delle scelleratezze politiche ai nostri figli. Questa non è la scuola che vorrei.

Stiamo condannando all’ignoranza, alla mancata socializzazione.

E stiamo arricchendo la Epic games. Che ci mancava solo che chiudessero le scuole per incollare i ragazzi davanti a Fortnite anche la mattina.
Il weekend è ancora lungo.

Si prospettano manifestazioni e sit-in in Campania ancora per giorni. Io non so se servirà o se l’ordinanza farà il suo corso.

Personalmente potrò dire “Non in mio nome”.

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