Ultima modifica 16 Giugno 2023

In questo periodo mai come prima noi mamme abbiamo bisogno di risposte, per questo abbiamo selezionato alcune domande e le abbiamo proposte al Dr. Fabio Maria Agostinis, Specialista in Pediatria, Allergologia e Immunologia Clinica a Bergamo.
Il dott. Agostinis segue moltissimi bambini a Bergamo e provincia, è un professionista stimatissimo e molto richiesto. Affrontiamo con lui l’argomento “sindrome di Kawasaki “ che tanto ha messo in allarme i genitori del territorio e d’Italia.
Pare che questa malattia in tempi di Covid sia aumentata parecchio.
Ma anche tante altre informazioni importanti per i bambini.

Dottore c’è una correlazione fra Covid19 e la sindrome di Kawasaki?
La sindrome DI KAWASAKI è una patologia rara che colpisce i vasi arteriosi di medio calibro di tutti i distretti dell’organismo, ed è autolimitante durando circa 2-3 settimane.
La complicanza più temibile è rappresentata dagli aneurismi coronarici, la cui incidenza viene ridotta dal 15-25% a meno del 5% quando i pazienti sono trattati con immunoglobuline entro il 10° giorno dall’esordio della febbre.

La causa è sconosciuta, probabilmente virale e multifattoriale.
La MK ha una maggiore prevalenza nei bambini di età inferiore a 5 anni (pari a circa l’80% degli affetti). Il picco per età si colloca tra 9 e 11 mesi, il 50% dei bambini ha età inferiore ai 2 anni e l’80% inferiore ai 4 anni. I bambini più grandi, a causa di un ritardo nella diagnosi, sono a maggior rischio di complicanze cardiovascolari.
I criteri clinici per fare diagnosi si basano su febbre da più di 5 giorni resistente agli antibiotici e associata a 4 dei seguenti segni:
• iperemia congiuntivale bilaterale.
• alterazioni delle labbra e della cavità orale.
• esantema polimorfo (macchioline sul corpo tipo morbillo).
• rigonfiamento delle mani e dei piedi con successiva desquamazione .
• linfadenopatia cervicale.
Durante la pandemia di Covid-19 si è registrato un picco di casi di sindrome di Kawasaki in bambini risultati postitivi o esposti al contagio.
Il Covid-19 si è dimostrato in grado di scatenare una potente reazione infiammatoria.
Non si esclude che sia questa sua capacità alla base dell’aumentata incidenza di Malattia di Kawasaki.
Sindrome di Kawasaki

Quali sono i primi sintomi che devono mettere in allarme un genitore ?
La Sindrome di Kawasaki è una patologia che va sospettata per il persistere della febbre oltre i 3-4 giorni nonostante la terapia antipiretica e per la mancata risposta all’eventuale  terapia antibiotica intrapresa. In questo caso va ricontattato il pediatra curante senza perdere tempo.

Come dobbiamo comportarci, cosa ci suggerisce per gestire i bambini con uso di mascherine e abitudini di vita?
L’utilizzo delle mascherine nei bambini più grandi, l’igiene ripetuta delle mani e il distanziamento sociale restano i perni della prevenzione. Non scordiamocelo mai.

Sono previsti test sierologici anche per i più piccoli?
Non per il momento. I test sierologici ci ragguagliano solamente dell’avvenuto contatto.
La positività dei test richiede necessariamente un tampone per valutare lo stato di portatore ancora in atto. Al momento attuale direi che sono utili per studi epidemiologici.

Lei pensa che il plasma possa essere una buona soluzione come cura del covid -19?
L’utilizzo del plasma va riservato solo ai casi più gravi e sta dimostrando negli studi intrapresi un’ottima efficacia.
Sindrome di Kawasaki
E il vaccino?

Sarà l’unico mezzo per risolvere il problema in maniera definitiva.
Se fosse per me lo renderei obbligatorio.
Dobbiamo salvagurdare noi stessi ma dobbiamo pensare anche al bene della società intera ed impedire la circolazione del virus. Spero che sia disponibile il più presto possibile.

Chi ha contratto il virus avrà anticorpi che lo proteggeranno a lungo ?
E’ presto per dirlo. Gli studi prospettici valuteranno questo aspetto. Diciamo che a breve, in teoria, la presenza di anticorpi dovrebbe costituire un vantaggio protettivo per chi ha contratto l’infezione di recente.
Ma il ruolo protettivo a distanza di mesi è ancora tutto da verificare.

Lei ha combattuto la battaglia contro il Covid. Che pensiero Le ha lasciato questa brutta esperienza ? 
Ho avuto la sfortuna di contrarre l’infezione e di essere ricoverato al Papa Giovanni XXIII per quasi 20 giorni. Una complicanza durante la degenza ha fatto temere il peggio, ma i medici ed il buon Dio hanno fatto si che tutto si risolvesse.
Ho incontrato medici, infermieri e operatori sanitari fantastici.
L’esperienza penso mi abbia arricchito in quanto ai medici qualche volta serve passare dall’altra parte della barricata. Una volta tornato nel tuo ruolo sei ancora più attento alle esigenze dei pazienti che hai in cura, alle loro aspettative, e soprattutto alle speranze. Inoltre constati la fragilità umana, rivaluti il ruolo della prevenzione.
Focalizzi meglio l’importanza dei corretti stili di vita ed inoltre hai la “fortuna” di poter poi apprezzare ancora meglio quanto sia meravigliosa la vita.
La mia povera mamma di fronte alle cose storte che mi succedevano nella vita mi diceva sempre “e chi ti dice che non sia stata invece una fortuna…”
Elisa, mamma, piemontese, politically correct, mi piace scoprire il "vero" di ogni cosa. Ho vissuto in Spagna, lavorato anche all'estero, ma ora faccio la mamma e sono nella "cumpa" delle new mums

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