Papà: esserlo o farlo? Perchè c’è differenza, credetemi.

Ultima modifica 21 Aprile 2021

Essere o fare il papà.
Riflettete: si può essere attori senza aver mai recitato, pittori senza aver mai dipinto.
Suona strano vero?
Quel che voglio dire è che ognuno di noi ha delle doti che non conosce, che a volte non si manifestano mai per mancanza di fiducia in sé stessi, di fortuna o banalmente di intraprendenza, oppure, infine, perché non se ne ha mai l’occasione concreta.

Prendi in mano casualmente la chitarra di un tuo amico e ti sembra che qualcuno l’abbia separata da te dalla nascita, così impari a suonarla come se fosse innaturale non farlo.

papà

Se qualcuno si stesse chiedendo se io stia vaneggiando, arrivo al punto.
Anche se fino a quando la vita non ce ne offre l’opportunità non ci poniamo la questione, è opportuno tenere bene a mente che c’è un’arte nella quale sì, ci si può migliorare una volta cimentaticisi. Ma a patto di esserne portati in assoluto, nonché convinti prima ed in corso d’opera.

Quell’arte è quella di essere genitore, nella fattispecie papà!

Le nostre “colleghe” mamme partono decisamente avvantaggiate.
Indubbiamente più portate naturalmente a sentire il richiamo dell’istinto materno, allorquando il nostro, paterno, spesso dormiente, viene risvegliato proprio dal loro. Affrontano la genitorialità più decise, facendosi condizionare meno se non dagli agenti esterni quantomeno da quelli interni alla coppia, o più concretamente dalle pressioni del partner.
Noi papà, o meglio possibili futuri papà, abbiamo una grossa responsabilità, quella di essere disposti anche a chiudere definitivamente un rapporto, quand’anche fino a quel momento roseo, se non ci sentiamo in cuor nostro di corrispondere il desiderio di maternità della nostra partner.
Diventare padri è, anche quando fortemente voluto, l’esperienza più provante e complicata nel suo dispiegarsi quotidiano che si possa intraprendere.
Pensate a cosa c’è in gioco se si prende alla leggera la scelta, spesso solo per aggiungere una tappa ritenuta necessaria al proprio cammino di vita.

I figli sono nostri, ma non di nostra proprietà.

Metterli al mondo senza volerli veramente non dà possibilità di ripensamento.
Non sono una motocicletta che si può rivendere, non ce ne si può disfare mai, anche qualora si concretizzasse in noi l’idea di aver sbagliato.
Si può pensare che sia un’ovvietà, ma è a fondamento dell’essere genitore, eppure troppo spesso ce ne si dimentica.
Non si prenda questa mia filippica come un avvertimento dei soli “rischi ” dell’essere padre. Ogni fatica e difficoltà, specialmente se si prende il nuovo ruolo alla maniera dei Nuovipapà, è ampiamente ripagato dalle infinite ed inenarrabili soddisfazioni che i figli sanno darci, ma solo a patto di esserne veramente convinti.
Insomma, se proprio la chitarra non la volete suonare, vi conviene non rispondere ad un annuncio per un posto vacante nell’orchestra sinfonica, anche se qualcuno dovesse insistere a dirvi che non vede l’ora di ammirarvi dalla platea.

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