Vietato fumare. Il fine giustifica i mezzi?

Ultima modifica 22 Febbraio 2021

Mi sembra un titolo appropriato per commentare una vicenda che ha tenuto acceso il dibattito di qualche giorno fa. Si tratta della notizia relativa a quel preside che ha tolto la porta dei bagni per dare un segnale ‘forte’ agli studenti fumatori che puntualmente trasgredivano la regola sacrosanta (sono una non fumatrice) che vieta di fumare nei luoghi pubblici.

Ho riflettuto molto, soprattutto sulle motivazioni che hanno portato ad una scelta del genere, immagino dopo una lunga serie di altri provvedimenti andati in fumo.

La domanda mi viene spontanea: per tutelare i diritti di chi subiva questo fumo passivamente, il preside è dovuto ricorrere a metodi diciamo altrettanto lesivi della privacy di tutti gli studenti compresi coloro che subivano.

Quale messaggio ne viene fuori?

La legge c’è se per farla rispettare usiamo metodi alternativi che ne mettono in discussione la validità e fanno passare il messaggio che ci può essere un’altra via oltre a quella legale per gestire una società, anche se scolastica, io direi che di educativo c’è ben poco anche se efficace sul momento.

2 COMMENTS

  1. La lettrice é una psicologa se non sbaglio.. Bella la teoria, ma la pratica purtroppo a volte deve piegarsi ai tempi, alle risorse e agli spazi a disposizione nella scuola italiana. Quasi ai limiti. Non é polemica, é essere obiettivi.

  2. Sono in parte d’accordo Michela (la pratica che supera la bella teoria sono il mio pane quotidiano) ma l’obiettività non deve superare il confine di ciò che è lecito scavalcando una legge, che sanziona i trasgressori anche a scuola, che c’è ed esiste. Bisogna trovare strategie per farla rispettare piuttosto che scorciatoie efficaci sicuramente sul momento, ma non educative alla lunga.

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