In Italia non si fanno più figli: “dal baby boom al baby flop”

Ultima modifica 4 Gennaio 2021

Al 1° gennaio 2020, secondo i dati Istat, si stima che la popolazione italiana sia di circa 60 milioni, 116 mila in meno rispetto all’anno precedente.

Le nascite risultano decisamente inferiori ai decessi.

435 mila contro 647 mila, segnando, purtroppo, un nuovo record negativo con una diminuzione di 20 mila unità rispetto all’anno precedente, –4,5%.
“Inverno demografico”, come lo definiscono alcuni sociologi.
La popolazione continua a invecchiare e fa sempre meno figli.
Questo vuol dire che si sta ridisegnando l’idea di famiglia: tre quinti dei bambini non avranno fratelli, cugini e zii; solo genitori, nonni e bisnonni.

non si fanno più figli

Già oggi, per 100 bambini di età inferiore ai 15 anni ci sono 161 over 64 e tra vent’anni il rapporto sarà di 100 a 265, siamo il secondo paese più vecchio al mondo.
Aumenta poi l’età media delle madri al parto, giungendo a 32 anni, mentre il numero di figli per donna (il tasso di fecondità) rimane costante, pari a 1,29.
Il numero di figli desiderato resta sempre fermo a due, evidenziando un significativo divario tra quanto si vorrebbe e quanto si riesce a realizzare: ben il 46% degli italiani che desidera procreare desidera due figli, il 21,9% tre o più, mentre solo il 5,5% vorrebbe avere solo un figlio.

Questi sono alcuni degli aspetti evidenziati nel Libro bianco “La salute della donna – La sfida della denatalità”, realizzato da Fondazione Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, grazie al supporto di Farmindustria.

“Purtroppo”, afferma Gian Carlo Blangiardo, Presidente ISTAT, “il 2019 ha messo in luce, per il settimo anno consecutivo, un nuovo superamento, al ribasso, del record di minor numero di nati mai registrato. Si tratta del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918.
La natalità italiana, già bassa, potrebbe subire un calo ulteriore a causa di Covid-19.
Una recente simulazione ha infatti evidenziato un calo delle nascite nell’ordine superiore alle 10 mila unità. E lo scenario peggiora nettamente se si tiene conto anche dei verosimili effetti negativi socio-economici della pandemia, assumendo la crescita della disoccupazione come ‘effetto collaterale’ del clima di disagio e di insicurezza materiale”.

L’Italia è tra i paesi che fa meno figli al mondo.

Meno anche rispetto agli anni della Prima e Seconda guerra mondiale.

L’effetto più negativo del calo delle nascite sulla società italiana non è tanto la diminuzione della popolazione complessiva quanto il suo progressivo invecchiamento, producendo una quota insufficiente di nuovi lavoratori.
Senza tralasciare il fatto che sono circa 10 milioni le donne costrette a rinunciare al lavoro o che perdono il lavoro a causa di problematiche di conciliazione famiglia-lavoro.
Non a caso l’Italia figura tra gli ultimi Paesi europei per numero di donne occupate.

Le donne sono scoraggiate perché è difficile conciliare i tempi di vita e lavoro e per questo talvolta rinunciano ad allattare e spesso ad avere un secondo figlio.

La scelta di avere uno o più figli non dipende solo dalla condizione economica ma principalmente dal livello di benessere, cioè dalla qualità della vita.
Ormai è un dato di fatto: a bassi tassi di occupazione femminile corrispondono bassi tassi di fecondità”.
In Italia, infatti, solo il 48,9% delle donne in età fertile lavora, contro una media del 62,4% dell’Unione europea.

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