Partorire in casa. Per me no. E vi spiego perchè.

Ultima modifica 23 Ottobre 2019

Partiamo da questo presupposto: ogni donna ha il diritto di scegliere che cosa fare del proprio corpo.

Soprattutto in materia di maternità.
E’ una battaglia già combattuta anche se ancora c’è molta strada da fare.
Una volta che il pargolo dorme tranquillo dentro la nostra pancia, la donna ha diverse scelte da fare.
Una su tutte dove e come partorire.

Scegliere di partorire in casa. Per me no.

partorire in casa

Prima di avere io stessa un figlio, ho sentito tantissimi racconti di parti e tutti avevano una cosa in comune.
Ovvero nessun aspetto in comune.
Gioco di parole a parte, un parto è cosa troppo personale, troppo intima come esperienza.
Impossibile trovarne una esattamente uguale ad un’altra.
E si va da storie di vere torture al limite del macello a parti sereni che nemmeno un paradiso in terra.

Le possibilità per le partorienti sono diverse.

La legge italiana regionale 26 del 1998 parla chiaro: “La donna, debitamente informata sull’evento e sulle tecniche da adottare, liberamente può scegliere di partorire nelle strutture ospedaliere, nelle case di maternità o a domicilio”.

Nella realtà però difficilmente si riesce a ‘scegliere’,  per problemi organizzativi, mancanza di ostetriche e ovviamente costi.

Il parto in clinica è sicuramente il più costoso, poi in ordine di costo viene quello in ospedale ed infine quello a casa. Ma la di là delle questioni economiche, che non dovrebbero entrare nel dibattito secondo me, la mia domanda è questa:

Perché si sceglie di partorire in casa?

Perché costa meno. ok.
Non credo però che il costo sia una questione fondamentale per una scelta di questo tipo.
Credo sia più intima. Forse ad alcune l’ospedale sembra un luogo freddo e poco accogliente per l’arrivo del nascituro. Di tutte le storie sentite molte sono quelle che ricordano la loro esperienza di parto come se fossero state trattate in alcuni ospedali come “mucche da macello”. Purtroppo accade.
A casa ci si sente più serene, più libere.

Più libere sicuro. Più serene, forse. Se succede qualche cosa?
Fino a che punto la scelta di una mamma può mettere a rischio la salute del bambino?
Mi spiego.

La legge prevede anche che le abitazioni non siano a più di otto km dall’ospedale più vicino.

Non specifica però se debba anche essere provvisto di un adeguato reparto neonatale, attrezzato in caso di complicazioni. Perché per quanto una gravidanza possa essere fisiologica fino al termine, sappiamo anche bene che al momento del parto possono nascere invece moltissime complicazioni sia per la mamma che per il bambino.
A quel punto mi chiedo: non sarebbero allora, per qualsiasi mamma, gli otto km più lunghi del mondo?
Come si sentirebbe la mamma che ha un figlio in grave difficoltà e che magari lo perde mentre lo trasporta al più vicino ospedale?
Come si sentirebbe per aver fatto la scelta di sentirsi lei più serena e facilitata e la lontananza da medici e strutture adeguate invece le hanno tolto il figlio?
Per non parlare di quanti bimbi potrebbero perdere da subito la loro mamma per gravi complicanze che però sarebbero gestite facilmente in un ospedale attrezzato.

Con questo non voglio dire che una mamma che sceglie di partorire in casa non abbia a cuore il bene del figlio in assoluto, ci mancherebbe.

Ma la realtà è che un effettivo pericolo, a mio avviso, c’è.

Hai voglia a dire di no.

E se anche ci fosse solo il 5% di possibilità che qualcosa non funzioni nel modo giusto io preferirei non rischiare.
So che a volte capitano cose terribili anche negli ospedali. Lo so bene.
Ma se vogliamo parlare di percentuali allora quel 5% vale 1000 e il rischio che qualcosa vada male in un ospedale resta invece quanto? Un cinque, un dieci per cento?
Una mera questione di numeri forse ma sono numeri sulle vite salvate.
Che al momento del parto credo valgano molto di più di qualsiasi altra necessità della madre.

Io credo che a volte, visto che ancora non viviamo in un mondo e una società felice pronta e attenta ad ogni piccola piega delle necessità di una mamma (anzi ne siamo ancora molto lontani ), sia meglio pensare alla realtà per come è.
Un gran casino certo, ma ci sono strutture valide, persone valide.

La medicina salva delle vite ogni giorno.

E se penso a mio figlio me ne frego di vedere le pareti della mia stanza ( e poi manco ci facessi caso mentre soffri ), me ne frego della faccia serena dei famigliari.
Me ne frego di partoiire in casa, della mia stessa sofferenza che, diciamolo, provano da sempre tutte le donne che partoriscono.
Donne che sono sempre sopravvissute al dolore, ma qualche volta sono morte per mancanza di assistenza post parto. Me ne frego si. E penso a mio figlio. Fin da subito.
E penso che se mai ci fosse stato un problema avrei voluto i medici meno umani del mondo ma i più bravi.

Che gli salvassero la vita e preservassero al meglio la sua salute.

Del resto, scusatemi la sincerità, me ne frego.

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