Perchè scegliere di mettersi in proprio

Ultima modifica 23 Luglio 2020

Per quel che concerne l’aspetto motivazionale, va detto che, dopo un lungo periodo in cui la scelta imprenditoriale è stata considerata il necessario ripiego al prolungato stato di disoccupazione, attualmente si registra una tendenza alla “scelta” imprenditoriale. Mi capita negli ultimi anni, infatti, di incontrare donne motivate dal desiderio di realizzazione personale, riconducibile non solo e non tanto alla sola dimensione economica ma molto di più alla gratificazione professionale.

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Inoltre un ulteriore elemento motivazionale è ascrivibile al tema della conciliazione, il work life balance: l’impresa come scelta per poter riorganizzare il proprio spazio/tempo e coniugare vita e lavoro. Questo è un punto molto delicato perché ogni imprenditrice deve poter comprendere quanto davvero l’autonomia di un’impresa “risolva” e non aggravi il problema della gestione del tempo lavorativo

Chi sono le neo imprenditrici

Nel tempo è profondamente cambiato il profilo della donna aspirante imprenditrice, si è abbassata l’età media e si è alzato il livello di studi. Rimane costante un senso di determinazione e la necessità di soffermarsi a comprendersi fino in fondo rispetto alla propria idea. La consapevolezza di sé e del proprio saper fare, infatti, non sono “scontate”, mi riferisco alla competenza a sapersi orientare, informare e cimentare nella trasformazione dell’idea in progetto.

Cosa scelgono di fare

L’individuazione del proprio settore di attività può sembrare a prima vista una scelta semplice ma nasconde profonde insidie. È sempre più evidente come si siano modificate le tipologie di idee d’impresa. Mentre una volta le donne erano concentrate su attività imprenditoriali tipicamente di genere come i servizi all’infanzia (l’asilo nido) o la ristorazione, ora fra quelle che si stanno avviando nell’ultimo periodo, ho intercettato agenzie per l’organizzazione di eventi/matrimoni, una scuola di musica elettronica, ma anche imprese impegnate negli ambiti eco sostenibili come quella di produzione di pannolini lavabili con vendita online.

Come iniziare a “fare impresa”

Naturalmente è necessario sottolineare l’importanza di preparare il business plan di impresa, uno strumento funzionale a poter pensare la propria idea, mettere nero su bianco aiuta a circoscrivere il proprio business in termini di punti forti e criticità valutandone la reale capacità finanziaria. L’elevata mortalità delle imprese femminili, infatti, potrebbe essere spiegata anche da uno start up non sufficientemente ponderato, dove la voglia di “fare impresa” prevale su un’attenta valutazione dell’impegno richiesto e dei fattori di rischio connessi alla scelta imprenditoriale troppo spesso sottovalutati.

Il quanto

L’analisi del budget necessario ad avviare una propria attività è, spesso, una nota dolente, “se scelgo di avviare impresa perché non ho un lavoro è probabile che non abbia grandi risorse da investire nell’impresa”. Il primo passo però è capire effettivamente di quale fabbisogno economico si sta parlando evitando, invece, di puntare ad una affannosa ricerca di finanziamenti. Intorno a questo tema, del resto, proliferano le informazioni devianti, piccole mitologie del tipo: “alla cugina della mia amica l’Europa ha dato i fondi per avviare il suo negozio”.

La verità su questo tema è che tutto è più articolato e complesso e deve essere valutato all’interno di una consulenza mirata. Nel corso degli anni molte opportunità sono cambiate e sono spesso soggette a logiche regionali o comunali.

Non smetterò mai di sottolineare la necessità di disporre di un capitale proprio in avvio, piccolo o grande è ovviamente relativo e funzionale al proprio progetto. Pensare di strutturare la propria idea delegando tutto il fabbisogno economico dell’impresa all’esterno, significa partire già in difficoltà.

Dubbi e perplessità: cose da non sottovalutare

Le difficoltà che incontrano le imprenditrici sono molteplici e non sono solo nell’avvio ma anche a superare i primi fatidici 3 anni di start up.

Credere nella propria idea e saper chiedere aiuto per riflettere sulle conseguenze che comporta e sulle competenze che necessita. Nel tempo ho avuto modo di affinare metodologie e prassi specifiche per il supporto delle donne aspiranti imprenditrici e mi rendo conto che l’atteggiamento tipico delle donne è quello di sottovalutare la scelta dei soci e non fermarsi a considerare le competenze, il ruolo, la suddivisione delle mansioni e delle responsabilità.

Alcune reggono, altre cambiano formula imprenditoriale adattandosi alle esigenze del mercato, qualcuna ha rinunciato ma credo sia fisiologico e credo pure che, comprendere che la scelta imprenditoriale non sia quella per la quale siamo tagliate, sia comunque una vittoria.

Antonia Colasante

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