Ultima modifica 11 Settembre 2019

Ecco, ci siamo, ricomincia l’impegno scolastico e tutte le mie ansie materne riguardo ad essa riprendono corpo.

Adozione e impegno scolastico spesso vanno poco d’accordo.

Adozione e impegno scolastico

Capita che i bambini adottati abbiano problematiche sia legate all’apprendimento che di ambientamento e rispetto delle regole.

Purtroppo, troppo spesso, gli insegnanti sono poco preparati ad affrontare queste difficoltà in un bambino con una storia alle spalle diversa dagli altri.
Questi bambini, che spesso hanno parlato fino a qualche mese prima russo, swaili, portoghese o spagnolo. Sono confusi ed intimoriti, a volte introversi e altre volte esplosivi. Arrivano in classe con le loro lingue, le loro culture, i tradimenti degli adulti con la loro nuova famiglia adottiva fatta di genitori ansiosi.

Insegnanti non in grado di gestire la situazione

Adozione e impegno scolastico non vanno d’accordo.
I genitori sono desiderosi di trovare nell’insegnante un alleato che li aiuti. Invece capita troppo di frequente che trovino un ambiente scolastico spesso incapace di capire le difficoltà dei figli. Insegnanti che li trattano come gli altri  e soprattutto si aspettano da loro un percorso scolastico all’altezza dei bambini biologici.
Purtroppo non è infrequente che i nostri bambini si ritrovano a fare i conti con l’inadeguatezza della nostra scuola che poco cura le minoranze. Inoltre ansia e preoccupazione sono le emozioni prevalenti che accompagnano noi genitori all’inizio di questo percorso.

L’inserimento educativo e scolastico dei nostri figlio segna una tappa fondamentale nella storia famigliare: è anche un momento di distacco e di “messa alla prova” di noi stessi come genitori.

La “non preparazione” della scuola.

La non preparazione della scuola rilevata dai noi genitori, è legata soprattutto a carenze di tipo formativo/professionale sul tema adozione, alla scarsa “cultura delle differenze”, alla poca disponibilità di risorse. I genitori spesso riportano, ad esempio, scarsa attenzione nel trattare la storia personale di ciascun bambino tipo un insegnante che chiede a tutti le fotografie dei primi mesi di vita e di tutti i nonni.

Capita anche di sentirsi chiedere le foto dell’ecografie fatte durante la gravidanza!!!!

C’è inoltre impreparazione a comprendere e gestire comportamenti “disturbanti” dei bambini, dettati dall’ ansia da prestazione, dalla voglia di appartenenza al gruppo, dal desiderio di riconoscimento dei bimbi stessi.

Ed ecco che ogni volta che parli con la maestra ti ritrovi a sentirti dire le solite frasi.
“Il bambino è intelligente ma che se rimanesse più concentrato, stesse ad ascoltare di più o ancora stesse fermo al suo banco sicuramente avrebbe risultati migliori”.

Eh, grazie.
Ed è a quel punto che ad ogni genitore adottivo cadono le braccia.

Non è bello rendersi conto che siamo ancora nella fase in cui non viene riconosciuta la reale difficoltà dei nostri figli proprio nella loro capacità di concentrazione e di rispetto delle regole.

Difficoltà che nascono dallo loro storia pregressa e non da peculiarità caratteriali

insomma troppo spesso vengono bollati come bambini difficili senza mai cercare di arrivare al cuore del problema. La loro storia personale, la difficoltà ad affrontare un passato faticoso ed una spesso totale non conoscenza delle regole del vivere in quanto non apprese nella prima fase della vita.
Ecco, là dove la scuola potrebbe diventare un luogo dove crescere maggiormente e trovare un ambiente confortevole e rassicurante, diviene un posto dove le difficoltà si moltiplicano, l’autostima viene ulteriormente abbassata, la serenità di bambini e genitori viene ulteriormente messa alla prova.

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

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