Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Io, che finora sono sempre stata contenta di vivere in Cina, che ne vedevo (quasi) sempre e solo i lati belli, che benedivo il fato per avermi fatto provare l’esperienza dell’espatrio… sto attraversando il mio primo momento di crisi.
Da quando sono tornata da Singapore (che ho trovato bellissima), vedo solo i lati negativi e i difetti della realtà cinese in cui vivo: vedo i palazzoni grigi, la scarsa cura per i particolari, gli alberi ingrigiti dalle polveri particolate. Vedo le sottili strisce nere che colano dalle finestre del balcone quando piove, le parti esterne del muro scrostate e mai riparate. E, soprattutto, non sopporto più questa nebbiolina grigia che ci attanaglia. Mi manca il cielo azzurro, mi manca la possibilità di respirare a pieni polmoni senza sentirmi in colpa verso il mio organismo. Mi manca il mare, mi manca la natura spontanea. Tutto mi dà la nausea.

suzhougrigiaSarà per via dei bioritmi, oppure perché, in un mese, i giorni di bel tempo si sono contati (forse) sulle dita di una mano, ma non è per niente una bella sensazione.
È qualcosa che ti prende alla gola, che ti fa sentire senza basi solide, mentre, come un topo in gabbia, ti vien da sbattere la testa sulle pareti.

Come scrive Donatella, expat di vecchia data, raccontando nel suo blog uno dei suoi momenti di crisi:
La condizione di espatrio è un’altalena emozionale che mette a dura prova, è come camminare in bilico su una corda, lasci il tuo quotidiano a “lungo termine” per salire su questa fune, sballonzoli cercando di restare in equilibrio, con la paura e la consapevolezza che se cadi tu, tutta la famiglia ti vola dietro, perché il perno della società expat sono le signore…”

“Reagire” è la parola d’ordine di questi momenti. Buttarsi anima e corpo su qualcosa che piace fare. Considerare tutti i successi ottenuti in questi primi tre anni di Cina, tutte le bellissime persone conosciute, tutte le opportunità ricevute. Provare a pensare (anche se non ne hai voglia) ai lati positivi della vita qui (ci sono senz’altro!), a quelle caratteristiche della popolazione cinese che hai sempre trovato piacevoli, alle esperienze fatte che ti hanno resa felice.

Non tutti i mali vengono per nuocere, questa improvvisa ed inaspettata predisposizione negativa mi permette di comprendere pienamente tutte quelle donne che, in Cina, non si sono mai adattate. Quelle che, al ritorno dalle vacanze nel paese d’origine, vanno in giro col muso lungo per giorni. Quelle che stanno chiuse in casa. I momenti di crisi e di non accettazione hanno mille sfumature, di durata e gravità: ho saputo di una signora americana che viveva ancora secondo il fuso orario degli USA!

Ci sono tantissimi libri in lingua inglese sull’argomento (come ad esempio “The emotionally resilient expat”). La crisi dell’espatriata non è soltanto un fenomeno che riguarda mogli insoddisfatte e frustrate, ma può diventare un problema serio, non solo per la famiglia, ma anche per l’azienda che assume: come renderà l’expat sul lavoro se a casa ci sono solo problemi e malumori? Molte grosse aziende lo sanno, e difatti organizzano corsi pre-espatrio.

Ma per fortuna di solito i momenti di crisi passano. Ci sarà una settimana benedetta nella quale la temperatura sarà mite, l’indice del PM 2.5 basso, il cielo azzurro. E allora tutto tornerà a sorridere.

Antonella Moretti

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