Wonder: un film che tocca il cuore. La recensione.

Ultima modifica 18 Luglio 2018

“Se non ti piace quello che vedi, cambia il tuo modo di guardare”.

Facile a dirsi, molto meno metterlo in pratica, soprattutto se ci si trova dinnanzi ad un bimbo 10 anni, August Pullman, detto Auggie, nato con una rara malattia e con conseguenti malformazioni craniche.

Il punto è proprio questo.

Lui vuole solo essere un bambino
come tutti gli altri.

Essere guardato e trattato come tutti gli altri, ma non può perché se si è nati per distinguersi non si può essere normali.
Tocca agli altri cambiare il proprio modo di vedere e andare oltre le apparenze.
Usare la gentilezza, perché ogni giorno tutti combattiamo delle battaglie, più o meno evidenti.

Tratto dall’omonimo romanzo di R.J. Palacio, pubblicato nel 2013. Ha venduto più di 5 milioni di copie in tutto il mondo, Leone Film Group Rai Cinema e Lionsgate Entertainment presentano: “Wonder”.

In uscita giovedì 21 dicembre, per la regia di Stephen Chbosky.

Auggie (Jacob Tremblay) deve affrontare il suo primo impatto con la scuola in prima media.  Pietrificato dall’idea, accetta la sfida fortemente sostenuto dall’amore della sua famiglia, molto protettiva nei confronti del piccolo guerriero che ha superato ben 27 interventi chirurgici dalla sua nascita.
Una madre (la stupenda Julia Roberts perfetta nel ruolo) completamente dedicata al figlio. Diventa la sua totale priorità nonostante un’altra figlia, Via (Izabela Vidovic), quattordicenne alle prese con l’ingresso al liceo, delusioni amicali e al suo primo amore.

Wonder

Una brava mamma, stanca ma orgogliosa delle sue rughe e dei suoi capelli bianchi, che riesce a far sentire meglio il figlio quando è triste e gli spiega cose difficili con i suoi poteri magici.

Una donna che ha interrotto la sua carriera professionale, la sua tesi incompleta conservata su floppy (“una specie di smartphone dei nostri tempi” come spiega il padre ad Auggie!) e tutto ciò che facesse prima della nascita del suo secondogenito, ma che ha saputo puntare sulle sue competenze per istruire a casa suo figlio.
Nel momento in cui però quest’ultimo va a scuola, si manifestano in lei un insieme di emozioni contrastanti e per la prima volta non dovendo trascorre l’intera giornata insieme al figlio, può riprendere in mano la sua tesi.

Una storia coinvolgente, drammatica, ma alleggerita dalla figura di Nate Pullman (Owen Wilson), il padre di Auggie, che con il suo modo di fare un pò infantile, fa squadra con la moglie Isabel, forza dominante della famiglia.

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Un quadro familiare in cui ogni membro, inclusa la dolcissima cagnolina Daisy con il suo amore incondizionato, affronta ogni giorno con  coraggio e gentilezza questa situazione complicata. Aiutando Auggie, bimbo sveglio e appassionato di scienze, a farsi spazio in un mondo spesso indifferente alla sofferenza altrui.

Per questo lui utilizza il casco degli astronauti dell’Apollo 11 della NASA, dal quale non vorrebbe mai separarsi. Gli permette non solo di nascondere il suo viso, ma di sentirsi un vero eroe e vivere in un mondo immaginario dove le persone lo acclamano.

Solo così riesce a sentirsi sicuro di sé e affrontare il mondo reale.

Purtroppo l’ingresso a scuola rappresenta per lui una sfida davvero pesante, sarà accettato dai compagni e dagli insegnanti?

La scuola è il primo ambiente di confronto con la società.

E’ il regno dei pettegolezzi, dei bulli e delle minacce, ma anche delle soddisfazioni e degli amici. I bambini con cui si relaziona Auggie sono lo specchio dei vari spaccati di una società nella quale spesso, per paura di provare vergogna o per non sapere come affrontarla, si ignora la sofferenza altrui.

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La gentilezza è il motto di vita dei Pullman, che vivono con sentimenti buoni una realtà difficile. Forse la chiave di lettura è proprio questa.
La necessità di essere leali e comprensivi, perché non sempre quel che ci appare è la realtà, sforzarci di essere il meglio che possiamo.

Chi è allora il vero prodigio in questa storia?
Il protagonista, certamente! Auggie è al centro della storia dall’inizio alla fine, è il sole attorno cui ruotano il padre, la madre e la sorella Via, gli amici sono gli asteroidi e le comete che fluttuano intorno ai pianeti, che ruotano intorno al sole!

Un film consigliatissimo.
Per chi?

Sicuramente per mamme e papà che andranno al cinema con i figli questa sarà una piacevole lezione di vita.

Essendo un film che dura un’ora e 50′ e non un cartone animato, va da sé che lo suggeriamo per bambini dai 6 anni in su, in modo particolare tra i 9 e i 12 anni.
Si sentiranno direttamente coinvolti da una storia che riguarda le problematiche della loro età e dalle vicissitudini che la riguardano, compreso il fenomeno del bullismo.

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#Spaventometro O

A meno che i vostri figli non abbiano paura di Chewbacca!

Una storia di Natale un po’ diversa dalle solite, più realistica e dolorosa, ma molto più vera.
Coraggio, amore e comprensione e gentilezza potrebbero essere i nostri punti di forza, in fondo non è quello che ci auguriamo in famiglia e con gli altri?

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