Ultima modifica 21 Aprile 2021

Le nuove mamme chiamano i nuovi papà.
E noi? Rispondiamo!

Dai ragazzi, in questo periodo tutti stiamo lì a sperare in Obama, nel prossimo governo, nell’Europa. Qualcuno anche nei Maya.
Ma non capiamo che il ”nuovo” dobbiamo crearcelo da soli, il benessere non piove spontaneo dal cielo?

Appunti per un manifesto dei nuovi papà.

manifesto dei nuovi papà

Ripartiamo allora da noi stessi, ripensiamoci, rimettiamoci in gioco.

Come persone, per noi e per gli altri. Anche e soprattutto per le nostre donne e le nostre famiglie, visto che il post è sui nuovi papà.

Comunque la si pensi politicamente, proprio la cronaca di questi giorni ci offre uno spunto di riflessione. Il discorso della vittoria pronunciato da Obama, ben consapevole dell’importanza della moglie e delle figlie per l’immagine vincente percepita dagli americani. Dice Obama: “Io non sarei qui senza la donna che ha accettato di sposarmi vent’anni fa. Michelle io non ti ho mai amato di più, sono orgoglioso di quanto l’America ti ami”. La First Lady, che tutti adorano si è presentata all’ElectionDay con un gradimento intorno al 70%, vera forza trainante del marito grazie a una visione di vita che condivide e non separa. Aggiunge Obama: “Sasha e Malia – rivolgendosi alle figlie – sono quattro dei tanti occhi che ci osservano. State diventando bellissime, come vostra madre, e sono molto orgoglioso di voi”.

La forza del nucleo familiare.
Progetto d’insieme; si vince e si perde, ma insieme.

Chi è il nuovo papà?

Quello libero da schemi mentali passati, posizioni sessiste superate, archetipi che hanno esaurito il loro valore. Quello che si mette d’accordo, che scrive insieme le regole della coppia e della famiglia e se proprio c’è qualche tradizione arcaica da rispettare lo fa consapevolmente – non per grazia divina – pareggiando in altro modo oneri e onori.

Il nuovo papà è quello che fa la sua parte in ogni aspetto della vita quotidiana su un piano di collaborazione che non prevede lavori femminili o lavori maschili catalogati a priori. Prima di fare figli – che farli poi è un attimo – occorre parlarsi e ascoltarsi molto, decidere, fare progetti, su tutti i livelli. Non rimandare al “dopo” perché quando il “dopo” arriva non c’è più tempo. E nessuno, uomo o donna, s’illuda che l’altro cambi in meglio: se si cambia è solo in peggio ed è meglio rendersi conto che i rapporti di questo genere si reggono sull’accettazione dei difetti altrui, perché dobbiamo dare per scontato che i pregi sono quelli che hanno dato vita ai rapporti stessi. Non si sta insieme controvoglia ma con slancio. O no?

Ai nuovi papà è richiesta presenza, responsabilità, forza interiore, visione d’insieme, complicità, rispetto e capacità di esprimere emozioni e sentimenti che non sono “cose da donnicciole”. Per capirci: nessuno ci chiede di rinunciare al calcetto, ma non dobbiamo dare per scontato che poi la maglietta sudata e maleodorante sia di competenza femminile “perché sì”. Se poi lo è per scelta è un altro conto, ma non esitiamo a mettere sull’altro piatto della bilancia cose tipo: lavare i piatti, buttare l’immondizia, passare lo straccio o anche di più (tutti esempi vaghi, poi ognuno ha propri usi e costumi, ma mi avete capito).

Il concetto stesso di virilità va rimesso a posto.

Abbiamo ampi spazi per dimostrare la nostra forza, che non può essere solo quella muscolare (al tempo dei computer e dei supermercati non serve quasi più).
È un atteggiamento di ruolo, ben più profondo e “maschio” nel senso nobile del termine.
Un senso di orgoglio forse ancora in parte da definire, ma che c’è senz’altro in noi.

Troviamo un altro spunto interessante sui giornali in edicola, a proposito di consapevolezza di ruolo. Avete presente il bellone per definizione del cinema?
In un’intervista al settimanale Chi Adelia, la sorella di George Clooney, ha dichiarato che secondo lei il fratello non  si sposerà mai perché: “… Per lui il concetto di matrimonio consiste nell’essere un buon marito, presente, concentrato sulla famiglia, sulla moglie e tutto il resto”. Viva la sincerità anche quando può non far piacere.

Nuovi papà all’appello: se non lo si è lo si può diventare.

Abbiamo bisogno di modelli, scuole, manuali?
Dai, non ci credo, possiamo farcela da soli. Siamo uomini, in fondo.

Da oltre trent’anni s’agita nella comunicazione sporcandosi le mani (e la coscienza) con siti internet, uffici stampa, organizzazione di eventi, advertising e ultimamente con i social. Dice di fare il copy, è anche pubblicista e scrive, scrive, scrive…

1 COMMENT

  1. In accordo quasi in toto, solo perché non credo che sia mai troppo tardi per migliorarsi, anzi la nascita di un figlio è proprio l’occasione adatta.

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