Ultima modifica 18 Novembre 2021

Qui Bergamo.
Una città distrutta dal dolore.
Incessanti sirene, campane che suonano “a morto“.
Famiglie chiuse in casa con bombole d’ossigeno e saturimetri.
Figli di anziani che non si possono recare dai propri genitori ad aiutare, a constatare coi loro occhi lo stato di salute di chi li ha cresciuti con amore.
Vite spezzate, incessanti grida di dolore non ascoltate.
Le persone “forse” sane, perché non hanno fatto tamponi, costruiscono un ospedale in una manciata di giorni. Altri aiutano chi è più debole.
Genitori in ospedale a lavorare con la terribile paura di non tornare a casa dai propri bambini.
Troppa gente in ballo fra la vita e la morte. Troppe morti.
Qualcuno pensa ad additare i colpevoli di questa immane tragedia, qualcuno pensa solo a salvarsi la pelle.
Una città in stato di guerra. In ginocchio.
Sembra un film dell’orrore dove noi siamo i protagonisti senza saper recitare.
Una dignità encomiabile.
Nessuno fa scenate. Tutti in silenzio a vedere in video le bare sistemate al cimitero cercando di capire quale sia il tuo caro che non hai potuto salutare, non hai potuto accompagnare. A chi se n’è andato non puoi dire ciò che hai nel cuore.
Una parte di loro viene sedato per alleggerire l’agitazione di chi è consapevole che non ce la farà.
L’umanità di chi ti chiama a casa per dirti che tuo padre, tua madre o tuo fratello, sorella … non ci sono più ( i nostri VERI eroi).
E non puoi vederli.
Non puoi pregare per loro in chiesa, non puoi piangere sulle spalle di chi ti vuole bene.
Lutti che ti segneranno per la vita. Vita in cui non sarai più lo stesso.
Gente che non arriva a fine mese. Persone che non sanno se riapriranno o meno la propria attività.
Qualcuno in questi giorni critica persino la Lombardia perché le si da troppo spazio in tv.
Ma sapete ai Bergamaschi cosa importa? Nulla.
Sono un popolo di gente superiore al faceto.
Una cosa è certa.
Si chiederà giustizia per le persone che stanno soffrendo.
I numeri sono così elevati che OGNI famiglia della Bergamasca è stata colpita.
L’unica cosa che si desidera veramente in questo momento è abbracciare chi amiamo per dare e avere conforto. Per aiutare psicologicamente.
Noi dispiaciuti anche per chi soffre altrove in Italia come noi.
Noi che sembriamo duri ma non lo siamo.
Noi che vorremmo solo respirare aria più pulita dopo questo scempio.
Noi che lavoriamo sodo e con fatica.
Forse questa volta abbiamo dovuto soccombere e non ne siamo abituati.
Ma.
Ora siamo tutti un’unica grande famiglia.
che ne uscirà, con rabbia e ferite.
Una famiglia che si rialzerà con onore.
Elisa, mamma, piemontese, politically correct, mi piace scoprire il "vero" di ogni cosa. Ho vissuto in Spagna, lavorato anche all'estero, ma ora faccio la mamma e sono nella "cumpa" delle new mums

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