Perché dobbiamo aiutare i nostri figli a fare i compiti

Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Leggo questo articolo su La Stampa: Perché non dovete aiutare i vostri figli a fare i compiti a casa. Inorridisco. Poi sorrido. Poi annuisco. Poi… poi rifletto. E poi ricordo.

Ricordo, come mamma, quando aiutavo la maestra di mia figlia a correggere la mole di compiti, sì perché non si pensi che nelle scuole americane non si diano i compiti. Ne danno eccome. E poi le insegnanti li devono correggere, tutti. E a volte era palese la grafia adulta… Ma questi sono casi estremi e sono certa succedono anche in Italia.

Il primo commento mi è venuto fuori leggendo il sottotitolo di questo articolo: “Lo sostengono i pedagogisti da tempo, e lo conferma un recente studio americano” E ti pareva! Pare che se lo sostengano gli americani, sia tutto oro colato. Ussignur! Se c’è un paese in cui la pigrizia vince anche sulla genitorialità, è questo. E se trovano anche dei pedagogisti che gli danno ragione, questi se ne lavano le mani completamente! Qui i genitori non aiutano i figli di sicuro.

Ma parliamo di cose serie: cosa significa AIUTARE esattamente? Farli al posto loro? E allora certo che non facciamo il loro bene. Anzi. E’ un danno enorme.

Aiutare i nostri figli significa: star lì, a disposizione, far sentire la nostra presenza e poi, se lo richiedono, dar loro quel supporto che in quel momento manca. Aiutarli a ripetere la poesia. Aiutarli in un calcolo che magari non hanno compreso bene. E siccome gli insegnanti hanno 25-30 bambini, magari vanno supportati anche nella spiegazione… SE siamo in grado, ovviamente. Se non sappiamo una cosa, molto meglio dire a nostro figlio di chiedere alla maestra di rispiegare il concetto.

Come funziona qui?

Alle elementari i bambini portano diversi compiti a casa. Normalmente sono da riportare per il giorno successivo. Mai i compiti durante il weekend, salvo rari casi, e mai durante le vacanze.

Poi dalle medie in poi vengono giustamente responsabilizzati: viene data loro un’ora durante la giornata scolastica per mettersi a posto con i compiti; hanno il supporto di un insegnante o di computer. I missing assignements, ossia i compiti non consegnati, vengono segnati con un bello 0%. Viene data poi la possibilità di recuperare quello 0% portando successivamente il compito fatto, ma viene tolto un punto sul voto finale.

Agli studenti che alla fine del quarter (un piccolo quadrimestre della durata di circa 2 mesi) non hanno missing assignements e che non hanno voti al di sotto di C- (C equivale al nostro 7) viene dato un premio: l’ultimo giorno del quarter possono partecipare alla visione di un film, ovviamente didattico. Altrimenti fanno lezione come tutti gli altri giorni.

E’ da due anni o più che non aiuto più i miei figli a fare i compiti. Ma li ho aiutati, e anche molto. Non me ne vergogno. E da come sono venuti su direi che, a meno che non si tratti della famosa eccezione che conferma la regola, dove si dice nell’articolo “i genitori più interventisti non hanno accresciuto il successo accademico dei figli, anzi in diversi casi lo hanno involontariamente ostacolato.” con i miei figli hanno fatto un gran buco nell’acqua. E gli ultimi colloqui con gli insegnanti tenutisi questa settimana, me ne danno conferma.

Renata Serracchioli

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