Sport e razzismo: il caso Boateng

Ultima modifica 3 Giugno 2021

Si torna a parlare di sport e razzismo.

L’amichevole del Milan di inizio anno contro la Pro Patria ha scatenato un polverone riaprendo una vecchia ferita: quella degli insulti razzisti.

Sport e razzismo

La gara infrasettimanale del club rossonero è durata solo 26 minuti, poi, i giocatori di Allegri hanno deciso di lasciare il campo come segno di protesta per gli assurdi cori che una parte del pubblico di Busto Arsizio hanno rivolto ai giocatori di colore rossoneri Boateng, Niang Emanuelson e Muntari.

All’ennesimo insulto il ghanese, noto anche come fidanzato della show girl Melissa Satta, ha scaraventato il pallone verso la tribuna. E da lì, poi, la decisione del Milan di abbandonare la gara.

Il giorno dopo, il popolo di Twitter si è mobilitato a sostegno e a difesa del numero dieci Prince Boateng.

Il tecnico rossonero  ha sottolineato presa di posizione dei suoi ragazzi come “segnale contro l’inciviltà”. E’ la prima volta, in effetti, che in Italia si prende una decisione così netta: quella di levarsi la maglia e uscire dal campo a causa di ripetuti e fastidiosissimi “BUUU”. Anche la Roma attraverso il profilo twitter si è mostrata solidale col giocatore pubblicando un tweet subito dopo l’accaduto con scritto: “No al razzismo”.

A fronte di tanta, tantissima solidarietà c’è stato anche chi, come Gennaro Gattuso ha cercato di minimizzare. “Per me non è razzismo – ha detto l’ex centrocampista del Milan ai microfoni di Sky -, e alla fine è venuto fuori che erano 4 ragazzi che si divertivano a fare i ‘buu’.

L’Italia non è un Paese razzista.

Vivo attaccato a Busto Arsizio, ci sono tantissimi stranieri e in dieci anni ci sono stati pochissimi problemi di razzismo”. E sulla decisione di lasciare il campo ha aggiunto: “Anche a me sono stati fatti i ‘buu’, i versi della scimmia tantissime volte e non sono di colore. Non so come bisogna comportarsi, non c’è un qualcosa per sistemare subito tutto, ma da dieci giorni si parla di problema di razzismo e secondo me non siamo a questi livelli”.

Anche il presidente della Fifa, Joseph Blatter, si è espresso in merito all’accaduto.

“Serve tolleranza zero contro il razzismo ma non credo che lasciare il campo sia la soluzione.

L’unica soluzione – ha dichiarato in una intervista al quotidiano The National di Abu Dhabi -, è rappresentata da sanzioni severe come la penalizzazione in termini di punti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il campione portoghese Cristiano Ronaldo: “Non possiamo lasciare il campo, dobbiamo imparare a convivere con queste persone a cui manca qualche rotella. Rispetto comunque la decisione di Boateng”.

E così, con l’opinione pubblica spaccata in due, è intervenuto L’osservatorio sulle manifestazioni sportive che ha elaborato norme più rigide riguardo la sospensione di una partita di calcio in accordo con la Figc.

Ecco alcuni stralci della nuova normativa che si attuerà nei casi di razzismo.

“In presenza di segnali di razzismo, intolleranza o antisemitismo, l’arbitro provvederà, anche su segnalazione dei calciatori, ad investire, tramite il ‘quarto uomo’, il Dirigente del servizio di ordine pubblico, unico responsabile della decisione di sospendere la gara”. Così è scritto nella parte iniziale delle nuove linee individuate a seguito dell’incontro tra il Capo della Polizia Antonio Manganelli ed i vertici della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Ovvero? L’arbitro d’ora in avanti non sarà più in grado di sospendere il match.

Infatti lo stesso direttore di gara provvederà, anche dopo aver accolto una segnalazione, ad informare il Dirigente del servizio di ordine pubblico che potrà decidere di sospendere momentaneamente la sfida, avvisando lo speaker dello stadio di lanciare vari comunicati di ammonimento, o non farla iniziare proprio.

A tal proposito negli stadi saranno svolte varie esercitazioni tra Polizia e stewart per “testare il flusso delle informazioni, l’efficacia dei piani di emergenza, nonché la conoscenza delle procedure da parte degli steward e degli operatori delle Forze di polizia”.
Verranno inoltre portate avanti campagne informative per sensibilizzare sul tema della lotta al razzismo. I responsabili dei cori o dei gesti razzisti verranno puniti con il Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive).

L’Osservatorio ha inoltre sottolineato come certi episodi rimangano comunque collegati a certi gruppi ben ristretti.

Nell’adottare tale provvedimento l’Osservatorio ha anche evidenziato come la stagione calcistica corrente sia caratterizzata da una ulteriore flessione degli episodi di violenza, e che anche le manifestazioni di razzismo e intolleranza, da contrastare comunque con forza, assumono carattere episodico e sono sempre riferibili a ristretti gruppi, individuabili prevalentemente tra alcune tifoserie”.

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