Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Mi sembra ancora così strano. Com’è volato il tempo… Sarebbe tempo di bilanci (come dice Paola in questo articolo), ma cosa dovrei dire io? I miei figli sono arrivati qui senza sapere una parola di inglese, e ora padroneggiano la lingua con estrema disinvoltura. Hanno amici e sono amati da tutti… no. Ma da chi conta. E questo è l’importante.

Anche questo è un ciclo di vita. Fa parte del gioco.

Finito il ciclo delle scuole medie per il figlio grande, ora aspettiamo una nuova avventura: le scuole alte!

Mercoledì c’è stata la cerimonia di consegna dei diplomi. E sì perché se c’è una cosa che in questo paese sanno fare bene, sono proprio le cerimonie! Ce l’hanno nel sangue e lo vedi perché si attivano con una naturalezza incredibile. Il tutto si è svolto nella palestra del liceo che si trova di fronte alla scuola media. Una palestra in grado di contenere un palco, 500 sedie per gli studenti e tre “ali” di tribune per le famiglie. Tribune che vengono aperte e chiuse con una sola mano. E alla fine la superficie della palestra non era ancora completamente occupata.

ingressoAd intrattenere il pubblico in attesa che la cerimonia avesse inizio, c’era l’orchestra composta interamente da studenti.

Poi una lunga fila di studenti, preceduti dalla Preside e dal vice Preside, ordinatamente e silenziosamente ha preso posto sulle sedie posizionate in ordine alfabetico.

Qualsiasi sia l’evento che si celebra, dalla partita dei ragazzini a quella delle Major League, dal congresso di medici, alla consegna dei diplomi, ma anche ogni mattina prima che inizino le lezioni, gli Americani salutano la bandiera. Sempre. E anche questa volta non è mancato il saluto. Ed avendo, la scuola che ci ospitava, anche l’accademia militare, ecco che piccoli soldatini, al passo, in silenzio, portano la bandiera in sala.

bandieraIl saluto alla bandiera e la cerimonia può cominciare.

Qualche discorso introdotto da due studenti-presentatori e poi la consegna dei diplomi chiamando uno per uno i quasi 500 studenti. E mentre i nomi di studenti americani erano seguiti da timidi applausi, quelli degli studenti centro-sud americani erano seguiti da urla degne di una seria tifoseria calcistica.

Commovente vedere questi ragazzi atteggiarsi da piccoli adulti, vestiti di tutto punto, molte ragazzine con vestitini e tacchi alti, i ragazzi in cravatta. E non è mancato il “ganzo” di turno, in abito grigio con tanto di Borsalino e RayBan a specchio che passando sul palco a ritirare il diploma, ferma tutto e… SI FA UN SELFIE! (But first… Let me take a selfie).

Ed è finita così…per noi famigliari. Perché per gli studenti è stata preparata una festa dal moderno nome “social” con dj e pizza. E non ci è dato sapere cosa hanno fatto, al motto di “what happens at the social, stays at the social” (Quello che succede alla festa, resta alla festa).

 

Renata Serracchioli

Nata ad Ivrea, con il mio compagno condividevo un sogno: vivere in America. Ed è grazie a lui e al suo lavoro (il mio l’ho perso a causa della crisi) che il nostro sogno si realizza.

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