Democrazia paritaria questa sconosciuta

Ultima modifica 14 Ottobre 2019

 

Da destra a sinistra, passando per centro e minoranze, l’opinione condivisa è univoca: l’italicum non garantisce la rappresentanza di genere.
Che bella notizia. Era proprio quello che serviva all’Italia, un testo che garantisse ancor meno democrazia del precedente.
Stupida io, in realtà, che avevo delle aspettative. Perché, diciamocela tutta, poteva essere migliore una legge elettorale scritta da due soggetti esterni al Governo, di cui uno interdetto dai pubblici uffici e ai domiciliari (in attesa di iniziare i lavori socialmente utili) e l’altro che sembra interdetto e basta? Orbene, intendiamoci, non ne faccio una questione di ideologia politica, anzi, e mi scuso con Renzi, ma quando lo sento commentare “Noi si è fatta la legge elettorale insieme perché B., si, sa ha qualche questioncina legale da risolvere, ma quelli sono problemi suoi, però lui si è sempre adoperato per il Paese…” mi viene di tutto (ma questo meriterebbe un post a parte). E allora capisco che sono gli elementi base quelli che mancano. Che ciò che latita è la conoscenza di quella che è la Cosa Pubblica, di come andrebbe amministrata, tutelata e rispettata…images-49

Comunque, tornando al meraviglioso risultato di questa sopraffina unione di menti, un’effetto positivo l’ha prodotto.
Tutte le donne presenti in Parlamento, e non solo, si sono unite. Donne di diversi schieramenti, appartenenti al mondo della politica, dei sindacati, delle associazioni e della società civile, insieme per chiedere una riforma che garantisca una democrazia che conti sul paritario contributo di donne e uomini.

“Non è una battaglia di genere ma una battaglia di uguaglianza e civiltà che uomini e donne devono affrontare insieme. Infatti il testo base di legge elettorale presentato è del tutto deludente per quel che riguarda l’uguaglianza rappresentativa” spiega Valeria Fedeli, Vicepresidente del Senato.Non viene salvaguardato il principio antidiscriminatorio previsto dagli art.3 e 51 della Costituzione, articoli che sanciscono la pari dignità sociale dei cittadini e condizioni di eguaglianza nell’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive”.

Nonostante venga introdotta l’inammissibilità delle liste che violano il principio di pari opportunità, la stravagante alternanza dei generi due a due, cioè 2 uomini 2 donne in lista, maschera in realtà un ritorno al passato, cancellando di fatto l’ unico elemento capace, come è noto, di garantire una reale rappresentanza. Schermata-07-2456479-alle-11.53.00

“Stando così le cose, per rendere realmente efficace il principio di pari opportunità nella rappresentanza politica è necessario introdurre un vincolo all’alternanza di genere uno a uno nelle liste e la medesima alternanza nei capilista” aggiunge  Valeria FedeliImmaginiamo, infatti, che andando a votare con questa legge risulteranno eletti soltanto i primi due nomi in lista, se non addirittura solo il primo. Insomma, quella presentata ieri è una formula del tutto inadatta con la quale rischiamo di perdere l’occasione di un cambiamento profondo: una democrazia realmente paritaria attraverso una legge elettorale che garantisca l’equità di genere”.

Per questo in una nota congiunta presentata ieri in Parlamento le deputate Roberta Agostini (Pd), Dorina Bianchi (Ncd), Elena Centemero (Fi), Titti Di Salvo (Sel), Pia Locateli (Psi), Gea Schiro’ (Pi), Irene Tinagli (Sc) chiedono “Capilista al 50% donne”
”Le norme contenute nel testo di proposta di riforma della legge elettorale che riguardano la parità di genere vanno cambiate – si legge nella nota – l’affermazione del principio della parità tra uomini e donne nelle candidature è sicuramente un fatto nuovo e importante, anche perché è prevista l’inammissibilità della lista in caso di violazione della norma. Ma enunciare il principio è condizione necessaria ma non sufficiente se vogliamo compiere un salto di qualità nelle regole per applicare davvero l’articolo 51 della nostra Costituzione. Bisogna quindi affrontare senza riserve il tema dell’alternanza di genere tra singole candidature – dicono le deputate – e prevedere che i capilista siano al 50% donne. Lavoreremo nel corso del dibattito parlamentare per modificare il testo attraverso la presentazione di emendamenti. Non si tratta di una questione di quote ma di un salto di qualità, di un avanzamento della nostra democrazia”. 
Vedremo quale sarà la risposta degli autori.
Avanti ragazzi, potete fare ancora molto peggio e noi lo sappiamo.

Elisa Costanzo

 

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