Una petizione importante

Ultima modifica 19 Dicembre 2015

Raccolgo anche io l’invito a firmare la petizione indirizzata alle case editrici di testi per la scuola primaria insieme ad Italiaadozioni e congiuntamente a tutti coloro che hanno sottoscritto tale petizione che chiede di modificare le pagine sull’approccio alla storia personale, perché diventino inclusive della storia di tutti i bambini.

Quante volte mi sono ritrovata a parlare con mamme che lamentavano la medesima situazione cioè di figli in difficoltà con il famoso compito a casa sulla storia personale. Generalmente alla scuola dell’infanzia e durante il secondo anno della scuola primaria, si inizia ad insegnare ai bambini i concetti di passato, presente, futuro, partendo dalla storia personale e le maestre, per trattare questi temi, si avvalgono di alcuni strumenti quali la costruzione dell’albero genealogico del bambino e la raccolta di fotografie che mostrino le varie fasi della crescita.

bambini-adottati

Ora, è chiaro che, queste metodiche di insegnamento potrebbero mettere in seria difficoltà il bambino adottato che, nella maggior parte delle situazioni, deve fare i conti con un passato sconosciuto o poco chiaro.

Questi strumenti hanno lo scopo di affrontare, oltre al tema della percezione del tempo, altri argomenti quali i legami, l’identità, il valore di ogni bambino, il “cosa sapevo fare e il cosa so fare oggi”, la crescita dell’autostima, fine che potrebbe essere raggiunto per mezzo di altri strumenti altrettanto idonei ma che non vadano a mettere in estrema difficoltà alcuni bambini.
Per lavorare sulla storia personale di bambini particolari come i nostri  bisognerebbe o aver prima affrontato il tema dell’adozione o per lo meno di averlo ben presente al fine di evitare di incorrere in stereotipate lezioncine preconfezionate che non tengono conto della specificità e singolarità di ogni bambino che ad esempio può non essere in grado di documentare parte del suo passato.
Insomma spesso le maestre o gli insegnanti non si rendono conto di quale sgomento possono provare i nostri figli che del passato possono o non ricordare nulla e, sempre più frequentemente visto l’innalzamento dell’età in cui vengono adottati i bambini, non vogliono ricordare nulla perché quel ricordo crea dolore ed angoscia.

Io stessa mi posi, al momento dell’entrata dei miei figli alla scuola primaria, il problema e piena di buone intenzione andai a parlarne con le maestre. E se lì per lì mi sono anche trovata davanti maestre comprensive e disponibili, al momento della messa in atto dell’argomento non sono riuscite ad uscire dagli stereotipi proposti dalla maggior parte dei libri di testo in dotazione nelle scuole benché gli strumenti che affrontano questa parte della preparazione scolastica in maniera più efficace ci siano (li potete trovare qui ad esempio)….dimenticanza? non curanza? Disattenzione? Poco importa la ragione, resta il fatto che entrambi i miei figli sono rimasti decisamente interdetti davanti a quel compito. Nasce da qui l’impellenza della petizione pensata dalla dottoressa Livia Botta  che vi invito a firmare, diffondendola il più possibile.

Si tratta della richiesta alle case editrici di rendere “inclusive” le pagine di storia, in modo che qualsiasi bambino ne possa usufruire, tenendo conto che gli avvenimenti del passato sono per tutti diversi, e per qualcuno difficoltosi… Un gesto semplice ma che può aiutare tantissimo a non sentirsi diversi, come si legge su italiaadozioni.

La petizione è sottoscrivibile fino alla fine di settembre quindi fate in fretta. Fino ad ora sono state raccolte più di 500 firme, la maggior parte sono di genitori adottivi ma è possibile sensibilizzare le proprie scuole perché la petizione può essere firmata anche dal corpo docenti della propria scuola magari sensibilizzando i dirigenti degli istituti che i vostri figli, adottivi o biologici essi siano, frequentano. Allora, forza nuovemamme, abbiamo poco tempo per fare campagna informativa, mettiamoci al lavoro per trasformare ed aumentare l’uguaglianza dei nostri ragazzi anche su piccole cose come quello di un lavoro in classe.

Elisabetta Dal Piaz

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