Aule 3.0, la scuola del futuro

Ultima modifica 20 Giugno 2019

 

Ho partecipato a un convegno/corso sulla “Didattica innovativa per una scuola digitale. Insegnare per competenze con le tecnologie”.

Dire interessante è poco, rimanere sbalorditi per quello che si potrebbe fare nelle nostre aule per i nostri ragazzi molto meno, e non perché non ci sia da rimanerne meravigliati, ma perché condivido in pieno la linea proposta dalla docente, che ci ha tenuto l’aggiornamento. E, personalmente, sono anni che sogno una scuola così.

Inutile raccontare nei dettagli quanto condiviso quest’oggi. Quello che mi è piaciuto molto, in linea con il pensiero montessoriano, è il discorso degli spazi, ovvero lo spazio che diventa il “terzo insegnante”.

Sono rimasta letteralmente affascinata da come sono concepite le aule 3.0, che vedete in foto.

Non c’è più l’insegnante che svolge interventi frontali o, per lo meno, non concepito come fino ad ora è stato. Il docente deve assumere il ruolo di facilitatore e organizzatore delle attività, il tutto in un ambiente d’apprendimento, che favorisca un clima positivo e partecipativo di tutti gli studenti.

Spazi pensati per lavori di gruppo con arredi flessibili, pronti a essere cambiati coerentemente con lo svilupparsi delle fasi didattiche:

uno spazio agorà, in cui condividere tutti insieme;

uno spazio individuale, dove lo studente possa sviluppare un percorso personale con i propri ritmi e i propri tempi (ecco come ritorna il pensiero di M. Montessori) e con strumenti diversificati – digitali e cartacei – e dove interagire con il docente anche per eventuali rinforzi o recuperi;

uno spazio informale, di relax per rilassarsi, con letture, video e siti web, correlati più o meno con l’attività didattica svolta, e per lavori manuali.

Loris Malaguzzi è il padre fondatore di questo movimento, che vede il bambino al centro del proprio processo di apprendimento (niente di nuovo, Montessori docet), in cui però lo spazio ha un ruolo davvero importante. Si deve a lui il termine coniato per definire tali scuole “atelier”, come dei laboratori/cantieri permanenti. Il tutto con un’attenzione estetica anche nei particolari. Lo spazio, oltre che funzionale, è anche bello, il che contribuisce a rendere piacevole lo stare a scuola.

Un sogno per come funzionano le cose oggi. Il percorso è lungo prima di arrivare ad avere una scuola, che realizzi sul serio una didattica per competenze, in uno spazio 3.0, ma puntare in alto deve essere l’obiettivo di tutti, genitori, insegnanti, istituzioni, studenti.

«Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni». (E. Roosevelt)

Paola Bianconi

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